All'eterna domanda che contrappone amanti di cani e gatti cerca di
rispondere «New Scientist», autorevolissima rivista scientifica inglese,
che ha condotto uno studio sulle due specie domestiche che frequentano
le nostre case. Il risultato parla chiaro: valutati undici parametri e,
messe in relazione le qualità di gatti e cani, ai primi tocca la
sconfitta seppur con l'onore delle armi. Andiamo allora a vedere quali
parametri sono stati valutati.

Ma quali sono i parametri valutati dagli scienziati britannici? Il
primo, neanche a dirlo, è la quantità di neuroni in loro possesso. E fin
qui i gatti vincono alla grande: 300 milioni, i loro, contro i «pochi»
160 posseduti dai cani.
Il pareggio, però, arriva subito. Se si valuta il «tempo trascorso
con l’uomo» non c’è gara. Gli archeologi hanno trovato resti di «cane
domestico» che risalgono a 30 mila anni fa, mentre quelli del gatto si
aggirano attorno ai 9 mila. Un elemento questo che, secondo gli
specialisti, indicherebbe la maggiore propensione dei discendenti del
lupo a relazionarsi con l’essere umano.
Terza questione - e qui c’è il sorpasso - è il legame con il padrone.
Il cane, dice la ricerca, si sente tanto stretto al suo quanto il gatto
alla casa in cui vive. A dimostrarlo un esperimento condotto in
laboratorio: il primo allontanato da padroncino o padroncina si comporta
come un bimbo diviso dalla mamma. Il rapporto, in pratica, tra animale e
uomo è di assoluta dipendenza. Diverso, invece, l’atteggiamento del
gatto che non mostrerebbe attaccamento. Va detto che i critici della
ricerca mettono in dubbio soprattutto questo punto della valutazione:
per il piccolo felino, infatti, è già sufficientemente stressante
trovarsi in un territorio estraneo - ostile per lui - appunto, com’è un
laboratorio, da riuscire anche a manifestare attaccamento al padrone.
Una circostanza questa, piuttosto evidente a chi un gatto ce l’ha, ed è
stato costretto a portarlo dal veterinario: sul tavolo d’acciaio, il
micio sta piatto con gli occhi sbarrati e le orecchie bassissime. Con la
speranza di uscire il prima possibile da quella situazione «infernale»,
il gatto, più che il padrone, punta direttamente la porta.
Il pareggio arriva inaspettato con il quarto parametro: la
popolarità. Secondo recenti studi sono 173 milioni i cani che vivono
beati nelle case di padroni che abitano nei paesi a «maggioranza cani» -
tra gli altri l’Italia, gli Stati Uniti, la Russia e la Cina - mentre
204 i piccoli felini che stanno in quelli a «maggioranza gatti».
A portare nuovamente in vantaggio i cani la «capacità di
comprensione». Tra le razze citate nella ricerca spicca il Border Collie
capace di comprendere un vocabolario di 200 parole. Un punto ancora in
più, poi, per l’abilità di «problem solving». Una valutazione questa, su
cui non concorda Roberto Marchesini, esperto di zoontropologia, che,
sull’intelligenza degli animali ha scritto un libro.«I gatti sono gli
animali per eccellenza che dedicano le loro giornate a risolvere
problemi. Il senso della vita è andare a cacciarsi nei guai per poi
uscirne, risolvere enigmi, cercare soluzioni». E poi aggiunge:«A
differenza dei cani che, invece, sembrano avere come scopo quello di
assecondare il padrone, condividere tempo e spazio con lui, essere
coinvolti».
I gatti superano in cani, invece, in «vocalizzazioni». Cioè
nell’abilità di usare la voce per comunicare con l’uomo. Addirittura
sono capaci - la scoperta è recente - di emettere un suono simile a
quello del neonato che agisce a livello subliminare. Due punti in più,
se li aggiudicano i felini, per i «supersensi»: hanno 200 milioni di
recettori olfattivi (molti meno quelli nei nasi dei cani) e per
l’«ecologia»: 0,84 gli ettari di terra necessaria a un cane di media
taglia, 0,15 quelli quelli di cui ha bisogno un gatto. Punti preziosi
che portano al pareggio: cinque a cinque.
E poi la sconfitta, sei a cinque, con l’ultimo parametro, quello
sull’«utilità»: i cani sanno cacciare, fare i pastori, salvare vite
umane, Aiutano nell’assistenza e durante le operazioni di polizia.
Portarli a spasso è anche una buona soluzione per la salute dell’uomo.
Gara finita. Agli amanti dei felini non resta che consolarsi con
l’idea di condividere il pensiero di un nobel della medicina, Konrad
Lorenz: «Il gatto è una creatura intelligentissima che non si considera
prigioniera dell’uomo, ma stabilisce con lui un rapporto alla pari».